Psiche Help Onlus - Associazione per lo sviluppo psicologico

Psiche Help Onlus

PROGRAMMA SOCIALE GIUGNO 2023/ MAGGIO 2024

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Psiche Help ha scelto, per il periodo giugno 2023/maggio 2024, di attuare un programma "guidato" da un filo rosso che sia in grado di unire tanti punti di vista diversi su di un unico tema fondante. Il tema prescelto è quello della SOLITUDINE!

la solitudine

La solitudine”

Che cosa vuol dire “addomesticare”?”
È una cosa da molto dimenticata, disse la volpe. Vuol dire “creare dei legami”…
Creare dei legami?
Certo, disse la volpe. Tu, fino a ora, per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo…
Comincio a capire, disse il piccolo principe. C’è un fiore… credo che mi abbia addomesticato…
Antonie De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe

 

La solitudine ha due facce: può essere una consigliera mortale, ma, quando la si addomestica, può diventare un’amica infinitamente preziosa.
Si può addomesticare la solitudine?
Si può arrivare al punto che la solitudine diventi un autentico mezzo di comunicazione con se stessi e con gli altri?

L’esperienza della solitudine può essere vissuta e trasformarsi, nel corso di un’esperienza relazionale (terapeutica), che compia il passaggio da un senso di solitudine a volte ostile e disperante a una solitudine addomesticata, base della fiducia nella comunicazione con se stessi e con gli altri.

Tale passaggio si snoda attraverso l’elaborazione delle angosce di separazione e di perdita d’oggetto, che segna lo sviluppo psicologico di ogni individuo, e, in maniera analoga, lo svolgersi della relazione (terapeutica).

L’angoscia di separazione, quando è eccessiva, è il timore tragico di ritrovarsi soli e abbandonati, fonte principale del dolore psichico e dell’affetto del lutto. Questa solitudine può diventare un abisso di morte: “un solo essere vi manca, e tutto è spopolato”. Al contrario, quando è addomesticata, l’angoscia di separazione diventa fonte di slancio di vita: addomesticare la solitudine non è sopprimere l’angoscia, ma apprendere a fronteggiarla e a utilizzarla per metterla al servizio della vita. Allora, sentirsi soli significa prendere coscienza che si è unici, che l’altro è ugualmente unico, e il legame di relazione che si ha con se stessi e con gli altri diventa infinitamente prezioso. L’angoscia di separazione è un fenomeno universale ed è altresì una emozione così vicina e familiare che dobbiamo quasi fare uno sforzo per accorgerci che si tratta di una preoccupazione che accompagna ogni istante della nostra vita di tutti i giorni. Abbiamo un bisogno fondamentale di relazione affettiva, e, insieme la nostalgia al pensiero di lasciare una persona cara. L’angoscia di separazione traduce dunque l’emozione dolorosa – più o meno conscia – che accompagna la percezione del carattere effimero delle relazioni umane, dell’esistenza altrui e della nostra esistenza. Ma, nello stesso tempo, è un’emozione strutturante per l’Io, perché il percepire il dolore della nostra solitudine ci fa prendere coscienza che noi esistiamo in quanto esseri soli e unici in rapporto all’altro, e che l’altro è differente da noi. È così che l’angoscia di separazione fonda sia il nostro sentimento di identità sia la nostra conoscenza dell’altro.

Come arrivare alla solitudine addomesticata?

È nel contesto relazionale (terapeutico) che l’angoscia di separazione, il senso di solitudine può trasformarsi. L’esperienza vissuta nella relazione (terapeutica), fatta di separazioni e ricongiungimenti, può non solamente permettere al soggetto di meglio sopportare la dolorosa consapevolezza di essere un individuo separato e solo, ma anche di svilupparne le potenzialità e le ricchezze e cioè l’acquisizione intrapsichica di legami di fiducia. La solitudine può diventare slancio di vita, quando la sfiducia e l’angoscia, di fronte al carattere inevitabilmente effimero dell’esistenza nostra e dei nostri cari, possono essere superate in favore di legami di fiducia: quando l’amore diventa più forte dell’odio. A questo punto il soggetto acquisirà la portanza cioè la possibilità di portarsi da solo, la creazione di uno spazio psichico di relazione, molto diverso da quello in cui regnavano solo angoscia, diffidenza e ostilità. La solitudine addomesticata allora non sarà rinuncia alla relazione con gli altri, al contrario, permetterà a ciascuno di definirsi. Il carattere prezioso dell’oggetto e del soggetto deriva dal fatto che ciascuno è unico: proviene dalla sua solitudine.

 

Riferimento bibliografico per il tema generale: “La solitudine addomesticata” di J. M. Quinodoz

 

 

A cura di Angela Leonino, Valentina Pieramico ed Elena Testi